Dove ricicli l’olio alimentare esausto? Una filiera circolare dalle potenzialità enormi ma ancora poco sfruttata!!

 di Pasquale Molinari..

L’Olio alimentare esausto è riciclabile al 100 % per la produzione di biocarburanti, asfalti e bitumi, mastici, collanti, inchiostri, biocosmetici, saponi.. o ancora energia, come spiegato dal progetto sperimentale “RECOIL” di Legambiente secondo cui un kg di olio vegetale esausto, dopo purificazione, può produrre circa 3,6 KWh di energia elettrica e 3,5 kWh di energia termica (un’alternativa a crisi energetica e fonti fossili).. ma la scarsa e non costante “informazione preventiva” come avviene per gli altri rifiuti, la presenza di pochi e isolati punti di conferimento a cui si aggiunge una scarsa informazioni sulla loro localizzazione (quindi scarsa raggiungibilità e rintracciabilità),  e ancora l’assenza di politiche locali incentivanti, limitano una raccolta domestica efficace e sotto controllo di uno scarto d’oro” che sembra al contrario alimentare i traffici illegali. 

A dimostrarlo sono i numerosi fatti di cronaca che raccontano di inchieste, perquisizioni e sequestri in tutta la penisola per il recupero illecito di oli vegetali esausti, sempre più spesso oggetto di furti o estorsioni da parte della criminalità organizzata, per cui questo “rifiuto” ha un valore economico non indifferente visto che per oltre il 90% diventa materia prima seconda per la produzione di biodisel. Non a caso, secondo il Dossier “L’Italia del Riciclo 2021”, il valore economico medio degli oli e grassi naturali raccolti nel biennio 2019-2020 ha superato abbondantemente i 620 euro a tonnellata.

Inoltre, secondo una recente stima del Consorzio Nazionale Raccolta e Trattamento Oli e grassi vegetali ed animali esausti (CONOE), ogni anno 15000 tonnellate di olio vegetale esausto spariscono dai radar del tracciamento legale con il sospetto, più che fondato,  che vengano reintrodotti nei settori dell’alimentazione, umana e animale, con enormi rischi per salute e ambiente (miscelati ad oli vergini o per mangimi destinati agli animali). 

Dossier “Scusi, mi ricicli l’olio?”

Eppure di questa “miniera.. d’olio alimentare esausto  non si riesce, ancora oggi, ad intercettare il giusto flusso domestico (da cui deriva il 64% degli oli esausti vegetali) mentre chi lo produce da attività professionali come pub, ristoranti è obbligato a conferirlo presso un consorzio, infatti secondo il dossier “Scusa, mi ricicli l’olio” dalle nostre cucine italiane raccogliamo solo il 5% dell’olio di scarto, mentre il resto non correttamente smaltito e disperso nell’ambiente si traduce in inquinamento di suolo, acqua ed ecosistemi, danni per la salute e gli impianti di depurazione con costi elevati per la comunità, oltre che in una perdita economica, per il mancato riciclo, che equivale a 16 milioni di euro.

Secondo uno studio condotto nel 2020 da CNR e Irsa, ogni italiano in un giorno getta in media 20 grammi (7,3 chili all’anno) di oli e grassi nelle acque reflue urbane, per un totale di circa 1.200 tonnellate al giorno, vale a dire 438.000 tonnellate l’anno.

Grafico tratto dal dossier “Scusi, mi ricicli l’olio?” su dati Conoe e RenOils

Infatti, il problema di come smaltire correttamente l’olio  vegetale (alimentare) esausto è molto diffuso tra le famiglie. Non tutti sanno dove gettare l’olio avanzato dalla frittura, dai boccacci della nonna o quello presente negli alimenti comprati dal supermercato (tipo tonno o altre conserve): scarti domestici non biodegradabili che rappresentano un rifiuto speciale non pericoloso (“olio e grasso commestibile” codice CER 200125) ma che se smaltito in modo errato è altamente inquinante.

Tra le pessime abitudini c’è chi lo scarica nel lavandino o nel WC, pensando “che farà mai un filo d’olio nel lavandino”, o chi lo conferisce direttamente nell’indifferenziato o nell’umido magari impregnando rotoli di carta..

Abitudini sbagliate e pericolose che confermano la scarsa percezione del potenziale inquinante e la conseguente sottovalutazione degli impatti ambientali oltre ai danni economici alle tubature con il rischio di intasare scarichi, rete fognaria e depuratore comunale. Il CONOE ha stimato il danno in oltre 5 milioni di euro all’anno (50 centesimi per ogni kg di olio impropriamente smaltito), inoltre secondo i dati riportati dal portale del consorzio RenOils, basta 1 kg di olio vegetale esausto per inquinare una superficie d’acqua di 1.000 metri quadri.

Per questo, come Legambientealla luce dei dati nazionali che dimostrano una quantità ancora alta di rifiuto non raccolto (olio e grasso commestibile” codice CER 200125), chiediamo all’Amministrazione Comunale,  anche per misurare l’obiettivo di raccolta e gestione su Cassano delle Murge:

  • Qual è la stima del rifiuto prodotto ogni anno sul territorio comunale? E quanto rifiuto viene raccolto, dalle attività professionali e dalle attività domestiche, in un anno? 
  • E ancora, come viene riutilizzato dalla filiera (c’è una tracciabilità)? 
Risposte, dati.. importanti per fare il punto della situazione, calibrare raccolta, iniziative e progettualità circolari, incentivare buone pratiche e impedire gli sprechi!!

A riguardo, come Legambiente, ci chiediamo perché per la raccolta degli oli domestici si continuano a scegliere pochi punti di conferimento distanti dal centro abitato?!

  • Chi e quanto tempo fa, ha verificato e studiato queste soluzioni che sembrano quasi voler nascondere il conferimento di questo diffuso rifiuto domestico, invece di renderlo più semplice e “sociale” evitando situazioni di degrado con una conseguente raccolta puntuale, almeno una volta a settimana?!

E allora, come Legambiente, al fine di stimolare politiche locali integrate, in grado di aumentare l’attrattività del riutilizzo e del riciclaggio degli oli domestici esausti, suggeriamo:

  • una riorganizzazione logistica dei punti di raccolta portandoli, in via sperimentale, nei luoghi maggiormente frequentati dai consumatori, ad esempio quando vanno a fare la spesa e quindi in prossimità delle entrate dei supermercati presenti in paese, con cui avviare patti di buone pratiche incentivanti, in modo da facilitare raccolta e circolarità in rete..
  • una distribuzione gratuita di taniche domestiche con filtro residui e imbuto o ancora bidoncini condominiali al fine di rendere il conferimento più “immediato e sociale”..
  • uno sconto di almeno il 20% sulla TARI, come per il compostaggio domestico (di cui non sentiamo più parlare da troppo tempo!!) , dietro la distribuzione dei citati kit..
  • progettualità con il Terzo Settore e le Scuole attraverso cui spiegare agli studenti tutto il ciclo dell’olio: dall’albero al riciclo..

Simili iniziative sono già presenti in altri Comuni. 


Commenti

Post popolari in questo blog

ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO: ESCURSIONI LEGAMBIENTE 2023

Per fare un bosco comunale ci vuole..

PULIAMO QUESTO E L’ALTRO MONDO - CIMITERO COMUNALE- MERCOLEDÌ 1 NOVEMBRE