BIODIVERSITÀ URBANA: LA POLITICA LOCALE DEVE PASSARE AI FATTI

di Pasquale Molinari..

Sembrava che il nostro ultimo evento sul Falco Grillaio avesse alzato, almeno un po’, l’attenzione dell’amministrazione comunale sull’elevato capitale economico e sociale (non solo ambientale) della biodiversità urbana racchiusa, anche, nel nostro centro storico e sul cambiamento che la stessa politica locale deve urgentemente intraprendere per favorire la conservazione e diffusione di questa straordinaria varietà di ecosistemi che ci circondano, da cui dipende la nostra prosperità economica e benessere.

Ma, nei fatti, si continua a seguire vecchie pratiche chimiche, programmate a calendario. 

È il caso di dire: “passato il santo, passata la Festa”.


E infatti, dopo qualche settimana da tale approfondimento culturale su un modello di sviluppo urbano di connessione tra uomo e natura, perfettamente in linea con la recente approvazione della legge europea sul ripristino della natura, la tanto attesa Nature Restoration Law, che guarda caso introduce una drastica riduzione nell’uso dei pesticidi, non solo in agricoltura ma anche in ambito urbano, si torna alle vecchie pratiche di “disinfestazione adulticida per la lotta alla proliferazione di esemplari adulti di mosche e zanzare.. fatte a mano anche nel borgo antico”.


Eppure è ormai scientificamente noto come l’inquinamento da pesticidi è uno dei fattori chiave della perdita di biodiversità oltre a rappresentare un potenziale rischio per la salute umana, specie per i gruppi vulnerabili. 


Non a caso nell’annunciare tali pratiche chimiche si raccomanda di evitare “di tenere porte e finestre aperte, di non sostare all’aperto durante l’irrorazione, nonché di evitare di contaminare prodotti alimentari, panni, giocattoli, magari lasciati su balconi, davanzali o giardini” e di “tenere in casa animali domestici”.



Solo per fare un esempio scientifico, tra il 2014 e il 2021 è stato condotto in 5 Paesi Europei un interessante studio di biomonitoraggio umano, il progetto HBM4EU, per fornire alle istituzioni politiche ed alla popolazione una corretta informazione sul rischio per la salute associato all’esposizione cumulativa e aggregata a sostanze chimiche. Lo studio ha rilevato la presenza di almeno 2 pesticidi nei corpi dell’84% dei partecipanti al sondaggio.


Gli insetticidi ad azione adulticida non sono selettivi, ma agiscono a largo spettro, per cui risultano altamente tossici per le popolazioni di api e in generale per gli altri insetti impollinatori presenti nell’ambiente urbano, riducendo drasticamente i predatori naturali delle zanzare (rondini, pipistrelli, libellule, gechi, lucertole.. uccelli insettivori come il Falco Grillaio, la cui presenza è diminuita drasticamente anche a causa del sempre maggiore utilizzo di veleni), con il paradossale risultato di avere, anche a breve, una popolazione sempre più abbondante proprio di quell’esemplare adulto di zanzara. A dirlo è uno studio pubblicato nel 2015 dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.




Per di più la specie di zanzara prevalente è ormai quella “tigre”, le cui femmine pungono sopratutto di giorno e durante la notte si rifugiano sotto le foglie, dove facilmente sfuggono ai prodotti chimici.


Prodotti chimici che, tralasciando i costi di gestione, limitano la presenza degli insetti adulti solo per poco tempo e non ne eliminano la causa, motivo per cui non dovrebbero essere utilizzati a scopo preventivo né a calendario.



Insomma come dice la pubblicazione scientifica del lontano 2014, “la lotta alle zanzare è inutile, controproducente, inquinante e costosa” perché “esistono persone che sono preferenzialmente bersaglio dell'attività dell'insetto ma, proprio per questo, saranno sempre punte se non si ottiene lo sterminio totale”. 

E allora, alla luce del quadro normativo che prevede delle restrizioni oggettive sull’impiego di pesticidi nelle aree urbane, in applicazione del principio di precauzione ed anche in ottemperanza agli obbiettivi fissati per un reale sviluppo sostenibile (Agenda ONU 2030), come Legambiente, invitiamo l’Amministrazione Comunale ad agire con risposte serie, effettive e non più rimandabili e a cogliere l’opportunità di sviluppare, in sinergia con associazioni e cittadini, un progetto teso all’eliminazione dell’impiego di pesticidi sul territorio, iniziando dalle aree urbane attraverso alternative a queste disinfestazioni adulticide:

  • piano di monitoraggio, educazione e prevenzione antilarvale (censimento e controllo aree di sviluppo larvale da trattare, educazione e sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza per l’eliminazione di ristagni d’acqua, anche i più piccoli, delle dimensioni di un sottovaso, dove le zanzare si riproducono, istituzione di regolamenti, ordinanze e sanzioni, trattamento invernale di caditoie e tombini pubblici con prodotti larvicidi e successiva copertura con rete zanzariera) abbinato ad una lotta biologica per il trattamento di focolai di sviluppo larvale (magari investendo i soldi di gestione delle disinfestazioni nella consegna gratuita di prodotti larvicidi ai cittadini, piantumazione e diffusione di specie vegetali ornamentali repellenti)

  • piano ecologico con progetti per il ripopolamento in ambito urbano di insetticidi naturali (predatori) oltre che indicatori di qualità ambientale come pipistrelli, rondini, balestrucci favorendo rifugi/cavità tra pareti e tetti per la loro nidificazione durante la stagione riproduttiva. Secondo alcuni studi scientifici pregressi, i pipistrelli possono ingerire, a notte, tra 1000/2000 zanzare o insetti di dimensioni simili, mentre rondini e balestrucci possono predare, al giorno, circa 6000 insetti di cui il 90% costituito da mosche e zanzare. Da quanto tempo non si vede volare un pipistrello in ambiente urbano?!
Bisogna ritornare al passato per guardare al Futuro attraverso decisioni radicali che devono riguardare tutti gli interventi, anche i più piccoli, per rendere il nostro ambiente urbano resistente al cambiamento climatico, prepotentemente in atto!!











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