NON È SOLO MALTEMPO. È L’ALTRA FACCIA DELLA CRISI CLIMATICA

di Pasquale Molinari..

Dopo mesi di siccità, l’Italia è stata colpita da una pioggia torrenziale che ha messo sott’acqua interi territori e si torna a parlare di alluvioni con un drammatico bilancio in Emilia Romagna che ci ricorda, ancora una volta, che è sempre più colpa nostra e a dirlo non sono gli attivisti che sporcano le opere d'arte o noi volontari di Legambiente ma il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, l’𝐼𝑛𝑡𝑒𝑟𝑔𝑜𝑣𝑒𝑟𝑛𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙 𝑃𝑎𝑛𝑒𝑙 𝑜𝑛 𝐶𝑙𝑖𝑚𝑎𝑡𝑒 𝐶ℎ𝑎𝑛𝑔𝑒 (𝐼𝑃𝐶𝐶).

Infatti i messaggi principali del rapporto di valutazione dell’IPCC (CLIMATE CHANGE 2021) fondati su basi fisico-scientifiche ci dicono che: 

  • “La frequenza e l'intensità degli eventi di forti precipitazioni sono aumentate dagli anni '50 su gran parte delle terre emerse”
  • “L’influenza umana ha aumentato la probabilità di eventi estremi composti (da più fattori trainanti che contribuiscono al rischio sociale o ambientale) a partire dagli anni ’50”
  • “Il cambiamento climatico indotto dall'uomo è il principale motore di questi cambiamenti"

Dati che ci ricordano, ancora una volta, che non possiamo più aspettare. Il rischio idrogeologico nel nostro Paese è noto, mappato e ci sono le conoscenze giuste per intervenire ma continua a non essere affrontato e gestito in maniera adeguata, anche in quelle aree in cui eventi analoghi si sono già verificati. 

E allora, torniamo a chiedere al Comune di Cassano delle Murge una risposta alle nostre domande di febbraio scorso, scaturire durante la nostra prima escursione naturalistica dell’anno (intesa come strumento di valorizzazione e monitoraggio territoriale). 

Domande che ci hanno riportato al tragico alluvione della notte tra il 22 e 23 ottobre del 2005 che ha coinvolto principalmente il ramo Badessa, considerato il più FITTO e PERICOLOSO, come insegna, o meglio avrebbe dovuto insegnare la storia (da Alfieri a Melchiorre) che lo vede protagonista di eventi di questa intensità che hanno portato, dopo l’alluvione del 1926, all’attuale Foresta di Mercadante come opera per la difesa idrogeologica del territorio.

Pertanto, oggi più che mai, riproponiamo all’Amministrazione Comunale i nostri dubbi e le nostre domande di qualche mese fa:

  • se l’attuale assetto idraulico del Torrente Badessa risulti, in più tratti, più o meno compromesso rispetto al passato⁉️
  • se lungo i deflussi naturali del Torrente Badessa, vi siano elementi antropici come l’utilizzazione agricola di terreni che possano amplificare gli effetti (velocità e forza erosiva) di eventi estremi con un conseguente aumento della portata dello stesso. Senza considerare strade e ferrovie che già lo attraversano⁉️
  • se vi siano elementi di discontinuità idraulica a cui, probabilmente, la natura ha risposto con la ricostituzione di una zona umida che, ora più che mai, andrebbe tutelata e gestita come opportunità circolare di adattamento ai cambiamenti climatici per favorire multipli obiettivi (aumento della biodiversità locale, area di laminazione delle piene  o ancora fitodepurazione e riuso irriguo delle acque reflue)⁉️

A queste aggiungiamo altre domande sulle attività poste in essere per affrontare la crisi climatica e quindi per prevenire eventi estremi:
  • se vi sono aree a maggior rischio idrogeologico da monitorare con vincoli in termini di consumo di suolo per mantenere la giusta quota di vegetazione in grado di trattenere l’acqua e rilasciarla lentamente.. a riguardo ci segnalano il recente abbattimento di alberi in zona collina Riformati⁉️
  • stato dell’arte delle attività di manutenzione ordinaria sulle opere di difesa idraulica⁉️

È ormai chiaro che servono più fatti. Non c'è più tempo da perdere.

È tempo di un cambiamento verde.. è tempo di una chiara strategia di prevenzione, con quali soldi? 

L'Italia ha speso in media 𝟑𝟑𝟎 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐧𝐧𝐨 per prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, contro 𝟭,𝟵 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗻𝗻𝗼* (dal maggio 2013 al settembre 2020) di costi per riparare i danni causati dagli eventi estremi. Senza parlare che tra il 2030 e 2050 l'OMS ha stimato circa 𝟮𝟱𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗱𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘂̀, soprattutto tra la popolazione più povera e vulnerabile.

(Fonte: Rapporto 2020 dell’Osservatorio di Legambiente CittàClima)

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