DOSSIER LEGAMBIENTE 2023 SULL’ACQUA: “LA SFIDA DELL’ACQUA PASSA DALLA CITTÀ” - Prima Parte

Senza acqua non c’è vita. Da questa risorsa indispensabile e troppo sottovalutata,  dipende la salute di piante,  animali ma anche la  nostra salute (quante volte ci siamo sentiti dire dal medico: devi bere molto, almeno 2 litri al giorno..), il nostro organismo (siamo fatti di acqua per il 70% e nei bambini la percentuale è ancora maggiore), le nostre abitudini quotidiane (cucinare, farsi la doccia..), la nostra economia, settori come il turismo, l’agricoltura, le attività produttive..

L’Italia è un Paese a stress idrico medio alto. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall’ISPRA, in Italia vengono consumati circa 26 miliardi di metri cubi d'acqua all’anno, di cui poco più della metà, il 55%, è legato agli usi agricoli, il 27% a quelli industriali e circa il 18% per scopi civili. Proprio per quest’ultimo settore, che richiede acque di qualità elevata, nel 2018 sono stati prelevati più di 9,2 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile. Di questi in media circa l’85% è di origine sotterranea, le così dette acque di falda, il 15% è composto dalle acque superficiali (di fiume o di lago) e solo una minima parte dell’acqua prelevata (lo 0,1% del totale per fini civili) proviene dal trattamento di acque marine o salmastre (come in Toscana e Sicilia).

Scendendo su scala regionale, in Valle d’Aosta e Umbria si arriva al 100% di prelievi per uso civile da acque sotterranee, nel Lazio, Trentino Alto Adige, Campania, Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Veneto dipendono si supera il 90% di dipendenza dalle acque sotterranee e in Piemonte, Calabria, Molise, Marche e Sicilia si supera l’80%. In Puglia il prelievo per uso civile da acque sotterranee rappresenta il 46%.

E allora prima di avventurarci nei laboratori domestici, urbani e agricoli (seguirà articolo dedicato) che potrebbero migliorare la gestione idrica, facciamo un passo indietro e partiamo di qui, dallo stato di salute delle acque sotterranee che rappresentano la quasi totalità della risorsa idrica potabile..

Anche se, non saranno le acque del sottosuolo (per natura rinnovabili e di buona qualità, ma con tempi di ricarica molto lunghi che le rendono vulnerabili alle attività antropiche) a salvarci dalla siccità mentre l’estate deve ancora iniziare.

Al contrario, secondo il dossier di Legambiente presentato nel 2022,  lo stato  delle acque sotterranee è critico. Inquinamento (scarichi non trattati, fertilizzanti, pesticidi agricoli, smaltimento rifiuti...) e sovrasfruttamento troppo rapido (che porta a un abbassamento della falda con perdita di carico  e/o intrusioni saline) sono  i due pericoli maggiori, che portano spesso a limitazioni di utilizzo delle falde stesse, seguiti dal consumo di suolo che ne rallenta la ricarica. Per questo sono necessarie azioni di tutela e salvaguardia indirizzate ad una gestione accorta e sostenibile della risorsa idrica, a cominciare dal raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60), che mira a garantire che l'uso umano dell'acqua sia compatibile con le esigenze dell'ambiente; obiettivi che si sarebbero dovuti raggiungere nel 2015 (anno in cui era previsto il raggiungimento del buono stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici) ma che sono stati disattesi da tutti gli Stati Membri. La nuova deadline, per limitare sprechi e prelievi inopportuni e per garantire a tutti l’accesso ad acque incontaminate, è fissata al 2027 ma siamo ancora indietro.

Basti pensare che per quanto riguarda le sostanze presenti di origine antropica, nel 2019 su 3.830 monitoraggi effettuati per le acque sotterranee il 18% ha riscontrato superamenti per una o più sostanze, risultando quindi contaminate (dati ISPRA). Le sostanze critiche più presenti sono solventi come il triclorometano (rilevato in quindici Regioni), nitrato (quattordici Regioni).

Con il DM 06.07.2016 che ha recepito la Direttiva 2014/80/UE è stato introdotto a partire dal 2017 il monitoraggio nei corpi idrici sotterranei dei perfluorurati (pfas) ovvero composti chimici (indistruttibili) che a partire dagli anni 40/50 sono stati prodotti artificialmente dall’uomo per realizzare, in particolare, trattamenti antiaderenti, antimacchia o impermeabili. Probabilmente nell’ armadio di ognuno di noi  c’è almeno un capo che li contiene. Oppure in cucina, o ancora in bagno. Sono ovunque: nei tappeti, nel fili interdentali, nei vestiti impermeabili, nelle padelle, batterie di veicoli elettrici, vernici, in alcune creme per la pelle, negli involucri per le patatine, nelle protesi, persino nelle corde di chitarra. Tra questi il più impattante, il PFOA è stato ritrovato nelle acque sotterranee di 12 regioni e 2 provincie autonome (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Bolzano, Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Basilicata e Sicilia) in aumento rispetto alle prime rilevazioni del 2017. In realtà, se in certe zone d’Italia (come in Veneto con il caso Miteni) la questione dell’inquinamento da Pfas è ben nota, una recente inchiesta  del progetto Forever Pollution ha mostrato come queste sostanze perfluoroalchiliche, nocive e che non si degradano nell’ambiente, siano ormai presenti in oltre 17.000 siti in tutta Europa, di cui 2100 con un livello di concentrazione pericoloso per la salute e probabilmente, in altri 21.000 luoghi, contaminati a differenti livelli. 

Per le sostanze di possibile origine naturale non si sono monitorati superamenti nel 68,2% dei casi, nel 17,8% vi è 1 sola sostanza che supera i limiti, mentre nel 14% ci sono 2 o più sostanza che superano i limiti. Le sostanze più presenti sono risultate essere: ione ammonio, arsenico, solfato, nichel, cloruro.

Dal Rapporto “European Waters 2018” emerge che un terzo delle falde acquifere in Italia è in pessime condizioni, solo il 58% delle acque sotterranee sono in buono stato, contro il 74% di media dell’UE. Si rileva quindi uno status chimico inferiore alla media europea. Il 25% dei corpi idrici sotterranei è considerato scarso, mentre il 17% ancora non è stato classificato.


Secondo il “Rapporto Nazionale sui Pesticidi nella Acque” condotto dall’ISPRA nel 2020 per indagate sulla presenza dei soli pesticidi sia nelle acque superficiali che sotterranee, sono state cercate complessivamente 426 sostanze e ne sono state trovate il 70% ovvero 299: gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza del passato, quando erano gli erbicidi. Le indagini hanno riguardato 4.775 punti di campionamento di cui 2.795 appartenenti alle acque sotterranee, le quali sono state interessate dalla presenza di contaminanti per il 32,2%. Addirittura, nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti controllati.

Insomma la maggior parte delle acque sotterranee sono interessate, in misura variabile, da inquinamento attribuibile a metalli pesanti, inquinanti organici persistenti, sostanze nutritive e da un’ampissima varietà di sostanze chimiche potenzialmente tossiche per la salute umana.

Diversi sono i casi di falde inquinate in Italia, per i quali la fonte è ben conosciuta ma che comunque continuano ad essere un pericolo per l’ambiente e la salute delle persone che da queste falde dipendono per i bisogni idrici. Nonostante l’opposizione e l’attivismo di associazioni e cittadini, non sempre si trovano delle soluzioni che mirino alla salvaguardia e al ripristino dell’ambiente. Alcuni esempi d’inquinamento: il caso dei PAFS in Veneto a ad Alessandria, il caso della Val Basento, il Traforo del Gran Sasso.

La situazione non è delle migliori neanche per quanto riguarda le condizioni quantitative delle riserve idriche sotterranee. Secondo il rapporto dell’EEA, in Italia quasi il 10% dei corpi idrici sotterranei analizzati si trova in situazione di scarsità. 

La situazione più grave si concentra nelle Regioni più a Sud, dove l’abbassamento del livello delle falde porta a fenomeni di intrusione salina con conseguente perdita della risorsa di acqua potabile. In particolare in Puglia il 45% delle riserve si trova in condizioni di quantità critiche.

Per questo dobbiamo accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria: é questo lo slogan della Giornata Mondiale dell’acqua 2023 (World Water Day) che si celebra oggi. Un cambiamento per la corretta tutela e gestione dell’acqua che diventa quanto mai fondamentale per salvaguardare tanto gli ambienti naturali quanto le attività antropiche.

Continua.. (seconda parte)

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